28 maggio 2011

2. NUCLEARE



Il secondo appuntamento con questa sorta di mini-guida al referendum ci conduce all’analisi del quesito relativo al ritorno al nucleare in Italia.
Una premessa è d’obbligo: gli italiani vennero già chiamati a rispondere su questo tema: esattamente nel 1987 quando, a furor di popolo venne manifestato un netto NO al nucleare. In particolare, furono aboliti il diritto dello Stato di scavalcare un rifiuto di un comune alla costruzione di una centrale nucleare sul suo territorio, l’erogazione di un compenso economico per gli enti locali interessati dalla presenza di una centrale e la possibilità per l’Enel di costruire centrali all’estero.
Il quesito referendario del 2011 propone sostanzialmente l’abrogazione di tre provvedimenti legislativi:
- Il primo è quello che fissa fra gli obiettivi urgenti la “realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”
- La seconda norma interessata dal referendum conferisce al governo la delega per la localizzazione degli impianti nucleari e la definizione dei compensi per le popolazioni che li accolgono. Per impianti non si intendono solo le centrali, ma anche i depositi delle scorie. Viene anche istituita l’Agenzia per la sicurezza nucleare.
- Il terzo provvedimento che si intende abrogare è un decreto legislativo recente (del 2010) che sostanzialmente dà attuazione alle disposizioni precedenti.

LE RAGIONI DEL NO (fautori dell’energia atomica)
Essi affermano che le centrali nucleari sono l’unico strumento che garantisce una produzione massiccia e continua di energia, resa necessaria dall’enorme fabbisogno energetico, peraltro in continua crescita.
Il fotovoltaico e l’eolico sono, per loro natura, tipologie di energia la cui produzione non può che essere discontinua: i pannelli solari funzionano sostanzialmente di giorno, le pale eoliche quando c’è vento. Per questa ragione occorrono fonti energetiche diversificate e sfruttate in parallelo, affinché il fabbisogno sia costantemente coperto.
In Italia la cosa si complica anche a causa del costo dell’energia elettrica, che è particolarmente elevato rispetto alla media europea. Su quest’aspetto, chi sostiene la reintroduzione nucleare afferma che una tale scelta ridurrebbe tale costo, perché l’ampliamento del ventaglio di fonti energetiche favorirebbe lo stabilizzarsi del mercato dell’energia.
Per quanto riguarda l’argomento sicurezza, si sostiene che gli incidenti accaduti hanno riguardato tutte centrali datate. Ad esempio era noto che la centrale di Chernobyl adottasse una tecnologia poco sicura. Si presume le che centrali di nuova costruzione adottino le tecnologie cosiddette di “III generazione”, le quali prevedono un radicale cambiamento nella gestione di sicurezza. Gli addetti del settore indicano tali centrali come “intrinsecamente sicure”, ossia dotate di sistemi di sicurezza che, nel caso in cui qualcosa non funzioni come previsto, si attivano spontaneamente secondo semplici principi fisici (ad esempio la gravità) in grado di arrestare le reazioni nucleari senza l’intervento di sistemi di sicurezza comandati da sistemi elettronici o elettromeccanici.

LE RAGIONI DEL SI ( Antinuclearisti)
Alcuni di essi indicano l’energia solare (o alternativa in genere) come perfettamente sostitutiva a quella nucleare, grazie, ad esempio, alla sua capillarità. I pannelli solari si prestano a un’installazione in piccola scala, destinata alla produzione di energia per il consumo personale. Ognuno potrebbe produrre l’energia che gli serve, attingendo pochissimo alla rete elettrica o, addirittura, riversandovi il surplus di energia sviluppata e non consumata. All’argomentazione circa la maggiore economicità dell’energia nucleare gli stessi rispondono che il prezzo dell’energia dovrebbe venire dopo la sicurezza della popolazione. Le conseguenze di un incidente a una centrale nucleare sono talmente catastrofiche da far passare in secondo piano qualsiasi altra considerazione.
Argomento scorie: ogni reattore produce, oltre all’energia, anche una notevole quantità di scorie, alcune delle quali hanno un’emivita (il tempo per il quale il materiale radioattivo rimane tale) di migliaia di anni. Le scorie vanno custodite in discariche adatte e depositi sicuri. In Francia e in Germania il problema è stato solo aggirato, con depositi che hanno in realtà evidenziato gravi problemi. Ad esempio la miniera tedesca di Asse rischia di trasformarsi in una bomba ecologica.
Le centrali che verrebbero costruite in Italia sono del modello francese EPR (che non corrisponde, a quanto pare, alla famosa quarta generazione). Seguendo i piani inizialmente prospettati dal governo italiano, le prime centrali vedrebbero la luce intorno al 2025 (ma chi ci crede!!). Ha senso investire una tale quantità di denaro in un progetto che rischia di essere obsoleto dalla nascita?? In molti paesi (con qualche eccezione, come la Francia) la produzione di energia elettronucleare difficilmente supera il 20% del fabbisogno di energia elettrica (gli USA, ad esempio, sono al 10%). L’industria del nucleare, inoltre, da anni ormai è rallentata: la stragrande maggioranza delle centrali attive nel mondo ha più di 20 anni, gli Stati Uniti non hanno più approvato alcun progetto di nuova costruzione di centrali nucleari dal 1979!!!
Tutte le grandi nazioni europee fanno marcia indietro e, l’Italia, in controtendenza, spinge per il nucleare. Bizzarro, direi.

BOICOTTAGGIO DEL REFERENDUM
Giorni fa il parlamento ha approvato una delle leggi più indegne e vili della sua storia. Ovverosia, per aggirare i possibili effetti negativi del referendum ha parzialmente abrogato le norme oggetto dei quesiti, cercando di depotenziare questa tornata referendaria.
Questo emendamento è una truffa: da un lato tenta di delegittimare il referendum, attraverso l’abrogazione delle norme oggetto del quesito referendario sul nucleare (commi 2-6), dall’altro però, stando ai commi 1 e 8 crea una disposizione sospensiva che non assicura l’addio al nucleare” affermano gli Antinuclearisti. Essì, perché grazie ad una disposizione sospensiva, si potranno riproporre le norme sul nucleare. Difatti, un emendamento concede al governo di tornare eventualmente in seguito sulla questione dell'uso dell'energia nucleare una volta acquisite "nuove evidenze scientifiche mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza, tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea".
Una finta rinuncia al nucleare, quindi, che serve a rimandare decisioni delicate a tempi più propizi. Intanto, si eviterebbe lo scenario peggiore per l’attuale governo: un’affluenza record alle urne sull’onda dell’effetto Giappone (come accadde nell’87 con Chernobyl).
Che questa legge sia un tentativo di aggirare l’ostacolo lo ha ammesso palesemente lo stesso Presidente del Consiglio, come fa ormai troppo spesso, non avendo più neanche la decenza di tentare di imbonire i cittadini. Ecco le agghiaccianti parole del premier: «Se fossimo andati oggi a quel referendum, il nucleare in Italia non sarebbe stato possibile per molti anni a venire. Abbiamo introdotto questa moratoria responsabilmente, per far sì che dopo un anno o due si possa tornare a discuterne con un'opinione pubblica consapevole. Siamo convinti che il nucleare sia un destino ineluttabile». S. Berlusconi. Il Giornale, 26 aprile 2011.
Ora a decidere se i quesiti sul nucleare resteranno ancora in vigore e se, quindi, gli elettori potranno esprimere il loro voto sulla questione sarà la Corte di Cassazione, decisione attesa nei prossimi giorni. “Se passasse questo principio, si abolirebbe l’istituzione stessa del referendum, perché basterebbe votare una legge ad hoc e impedire al popolo di esprimersi” tuonano i promotori del referendum.
Dal verdetto dei giudici della Corte Costituzionale (che forse si esprimerà ancor prima della Cassazione) potrebbero uscire fuori diversi scenari:
- referendum invalidato ma vengono accolti gli stessi princìpi chiesti dai referendari, quindi il governo è impedito a legiferare sul nucleare per 5 anni, come successe già successo nel 1978 per alcuni referendum promossi dai radicali;
- viene disdetto il blocco del decreto e quindi si va al voto comunque;
- la Corte rende valido il decreto e il referendum salta.

LE MIE RAGIONI
Innanzitutto trovo scandaloso il tentativo di boicottaggio del quesito relativo al nucleare, tramite la moratoria votata pochi giorni, che conduce, a cascata, il tentativo di neutralizzare l’intera tornata referendaria. Il tentativo di levare ai cittadini anche l’unico strumento di democrazia diretta riservatogli è indegno!!
Da sottolineare anche il ributtante buio informativo adottato dalle televisioni ed alcuni giornali. I giornalisti della Rai, addirittura, hanno ricevuto una circolare che li obbliga a non parlare del referendum. Roba da regime autoritario!! Ecco perché bisogna utilizzare ogni mezzo per far conoscere alla gente l’importanza del voto. Internet è il mezzo sicuramente più importante. Ma non basta: parliamone in famiglia, con gli anziani, con tutti coloro che non hanno accesso ad una libera informazione.
Per quanto riguarda il merito del quesito penso che il vero nodo sta nel considerare il nucleare come alternativo alle energie rinnovabili (solare,eolico ecc.) oppure a quelle non rinnovabili (carbone, petrolio ecc).
Il soddisfacimento del fabbisogno energetico nei paesi industrializzati è affidato per la maggior parte all’energia termoelettrica prodotta da gas naturale e carbone. Secondo gli addetti ai lavori è quindi con questa tipologia di energia che si deve confrontare il nucleare, in quanto la tecnologia attuale non consente alle energie rinnovabili di coprire percentuali elevate di fabbisogno energetico.
Appunto, confrontarlo con le energie rinnovabili è un argomento suggestivo utilizzato dagli Antinuclearisti ma, in realtà, piuttosto sterile.
Piuttosto, bisognerebbe riformulare una nuova politica energetica e verificare se il nucleare riesca a ritagliarsi uno spazio, e non, come si fa adesso, cercare di introdurlo a causa delle pressioni della lobby del nucleare.
Da anni non esiste un piano energetico a lunga scadenza, che possa limitare la dipendenza dagli altri paesi e riqualificare il patrimonio edilizio pubblico.
Argomento sicurezza: l’aspetto di maggior impatto riguardante la sicurezza è dato dall’eventualità di un incidente grave. Gli effetti di un grave incidente nucleare sono realmente devastanti.
Occorre capire se il grado di necessità di impianti nucleare possa superare quello relativo ai rischi che la loro istallazione comporta. A parer mio, il gioco non vale la candela. Le emissioni radioattive proseguono per migliaia d’anni. Per lo smaltimento delle scorie servono dei depositi ove le stesse possano rimanere isolate dal resto del mondo per un tempo, di fatto, illimitato.
Questa considerazione è illuminante: in Italia non siamo riusciti a risolvere ancora il problema delle scorie nucleare prodotte dalle centrali che possedevamo, figurarsi se riusciremmo ad occuparsi di quelle future. Si pensi che mandare in Inghilterra il combustibile nucleare della centrale di Garigliano (Caserta) per il riprocessamento e la sua custodia, ci è costato circa un miliardo e 600 milioni di euro. Il controllare che le radiazioni non escano da quello stesso impianto di Garigliano ci costa 2 milioni di euro l’anno. Lo smantellamento è previsto nel 2024 al costo di 350 milioni di euro.
Si pensi inoltre agli altri costi ambientali come, ad esempio, l’enorme consumo di acqua dolce (una sola centrale consumerebbe 4 milioni di metri cubi di acqua al giorno) ed il peso sulla salute pubblica, dato che è dimostrato un incremento dei casi di tumori della tiroide, leucemie, ecc. a causa dell’esposizione alle radiazioni.
I nuclearisti dicono: “Il nucleare è energia pulita, ne abbiamo bisogno per ridurre le emissioni dei gas di serra”. Si è vero, ma le cose cambiano quando si considera l’intero ciclo della produzione di energia nucleare, che comprende anche la costruzione delle centrali e la dismissione delle stesse, l’estrazione ed il trasporto dei minerali radioattivi e la gestione delle scorie.
Penso che la vera sfida sia anche nel veicolare nel paese una vera cultura del risparmio energetico. Meno energia necessitiamo e più sarà facile studiare una piano energetico stabile e virtuoso, capace di affrancarci da metodi pericolosi e costosi.
Spero siate riusciti a farvi un’idea. Approfondite su Internet, informatevi e, soprattutto….VOTATE!!!
In qualunque modo voi la pensiate..pensate e votate!!

puntata n. 1 : ACQUA BENE COMUNE


...continua


p.s. per la stesura di questo articolo ho consultato, tra gli altri il seguente sito: http://www.votoil12giugno.it/

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