14 novembre 2009

Citizen journalism: scadente ma libero.




Il giornalismo partecipativo (citizen journalism) è il termine con cui si indica la nuova forma di giornalismo che vede la partecipazione attiva dei lettori, grazie alla natura interattiva dei nuovi media e alla possibilità di collaborazione tra moltitudini offerta da internet. Tom Curley, il direttore dell’Associated Press, nel 2004 disse: «(...) i consumatori vorranno utilizzare la natura interattiva di internet per partecipare direttamente allo scambio delle notizie e delle idee. L’informazione come lezione sta lasciando spazio all’informazione come conversazione ».
OhmyNews, il sito di informazione sud-coreano più visitato (oltre un milione di utenti al giorno) ha il 70% dei suoi contenuti prodotti da circa 35 mila cittadini-reporter, utenti comuni che decidono di dare il proprio contributo inviando un articolo. La redazione è composta di sole 47 persone. AgoraVox, sulla scia di OhmyNews, è diventato il primo sito di citizen journalism in Europa. Nasce in Francia nel 2005 ed è letto da un milione di visitatori ed è la seconda fonte di notizie dopo le Figarò. La versione italiana: AgoraVoxItalia è stata aperta nel settembre 2008 e conta un équipe di 450 reporter. Se questi esperimenti hanno dato vita a siti di informazione visitati da milioni di persone è perché la collaborazione di migliaia di utenti garantisce la qualità del prodotto. Come ha scritto Dan Gillmor: « i miei lettori, collettivamente, ne sanno più di me » Rupert Murdoch, nel suo discorso all’American Society of Newspaper Editors dell’aprile 2005, ha ammonito i direttori delle testate: «Dobbiamo incoraggiare i lettori a pensare al web come il luogo in cui coinvolgere i nostri inviati e redattori in discussioni più estese sul modo in cui una particolare notizia è stata riportata o costruita o presentata. Allo stesso tempo dovremmo sperimentare l’uso dei blogger per integrare la nostra copertura quotidiana delle notizie su internet». Current TV, la televisione via cavo creata da Al Gore è basata su filmati della durata massima di 5 minuti, denominati pods,[...]si basa per il 25% della sua programmazione su video prodotti dai telespettatori e inviati alla redazione tramite il sito internet dell’emittente.[...]Current tv ha recentemente aperto un canale in Italia, unico paese non anglofono in cui ha aperto una sede, e trasmette sulla piattaforma Sky.
Le forme del giornalismo partecipativo sono variegate e si possono distinguere anche per il grado di coinvolgimento dei lettori. [...] Si va dal livello più superficiale, la possibilità per gli utenti di inserire commenti agli articoli, alla sollecitazione dei racconti degli utenti su determinati argomenti, dalla consultazione durante la creazione dei contenuti ai blog ospitati o aggregati sul sito, fino ai siti interamente costruiti grazie ai contributi degli utenti, che possono essere a loro volta sottoposti a controllo editoriale o completamente liberi.
I vantaggi del citizen journalism: la possibilità per i lettori di esprimere commenti, la funzione di filtro delle notizie presenti in rete attraverso i link, il controllo dell’accuratezza delle informazioni pubblicate, l’arricchimento delle fonti e degli spunti a disposizione dei giornalisti grazie alle proposte e ai racconti degli utenti, la possibilità per i giornalisti di chiedere suggerimenti e correzioni al pubblico. Inoltre, la partecipazione modifica il ruolo dell’informazione: il lettori si trasformano da consumatori passivi a protagonisti del processo informativo. Come scrive Rebecca MacKinnon: «una persona assorbe e rielabora l’informazione a un livello assai più profondo se può anche essere coinvolta in una discussione su di essa, e anche di più se fa il passo successivo di articolare il proprio pensiero scrivendo in uno spazio pubblico».
Fonte: Wikipedia cioè la più grande e letta enciclopedia al mondo,uno dei più grandi esempi di informazione partecipativa, costruita da oltre 350 mila autori diversi che hanno prodotto 1 milione e 900 mila voci in più di 180 lingue (mediamente 3.758 nuovi articoli al giorno).

Ovviamente questo nuovo modo di fare giornalismo presenta alcune insidie. Affidare un compito così importante per gli assetti democratici di ogni paese, sostanzialmente a dei non-professionisti potrebbe incidere sulla qualità dei contenuti informativi. Certamente, il panorama giornalistico professionista internazionale è desolante, con pochi giornalisti liberi e preparati sganciati da una massa di asserviti al potere e quindi, ben venga una nuova forma di fare notizia affrancata dalle lobby che manovrano il mondo. Certamente, il boom del giornalismo partecipativo di questi due anni (esistono attualmente oltre 14 milioni di blog e un nuovo blog viene creato ogni secondo) si stà un pò ridimensionando, com'era ovvio.

Ecco una notizia di ieri, che annuncia il cambiamento del progetto di Current tv e sottoliea i limiti del citizen journalism:

Il canale "social" di Al Gore, inaugurato nel 2005 con lo scopo di portare in tv i concetti del web 2.0 e del citizen journalism, taglia 80 dipendenti e si trasforma in un network tradizionale. Non ha funzionato lo "strano miscuglio" fra informazione tradizionale, fatta da giornalisti dotati di competenze specifiche, e contenuti generati dagli utenti senza valutazioni su rilevanza e veridicità. La nuova impostazione di Current Tv, voluta dal neoamministratore delegato Mark Rosenthal, torna al modello del giornalismo "top down", in cui sono di nuovo distinti in ruoli fra chi l'informazione la produce, cercando e selezionando le notizie con professionalità e responsabilità, e chi ne fruisce, senza per questo rinunciare all'interattività e alle grandi potenzialità offerte da internet e dalle nuove tecnologie per avvicinare i lettori/spettatori ai giornalisti. [...] L'inversione di tendenza voluta da Al Gore per Current Tv sta coinvolgendo anche il web, dove gli utenti stanno sempre più selezionando i contenuti di informazione da quelli generici. Non che i contenuti generati dagli utenti non trovino più spazio, anzi: piattaforme come YouTube e simili sono sempre più affollate di contributi video uploadati dai navigatori. Un conto, tuttavia, è proporre contenuti editoriali selezionati e proposti gerarchicamente secondo valutazioni giornalistiche basate sulle classiche cinque W (who, what, why when, where, ovvero chi, cosa, perché, quando e dove), un conto è "buttare online" qualunque cosa senza alcuna valutazione sulla rilevanza, veridicità o eticità di ciò che viene messo in Rete. Questo ovviamente non esclude affatto che nell'universo dei blog, di YouTube, dei social network e in generale degli "UGC" si possano trovare notizie e spunti di grande valore giornalistico; il punto è che serve qualcuno in possesso degli strumenti per valutarli, eventualmente approfondirli e riproporli in una logica gerarchica, trasformando un generico "contenuto" in una "notizia".
( fonte )

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